Abstract
L'articolo verte su un passo della celebre Appendix Probi, ossia il quinto frammento del testo che segue immediatamente gli Instituta artium dello Pseudo-Probo e che contiene un prezioso antibarbarus, redatto presumibilmente intorno alla metà del V secolo d.C. L'Appendix è contenuta nella sezione finale del codice Neapolitanus 1 (VII secolo d.C.) e la sua corretta interpretazione è notoriamente resa ostica dai numerosi danni patiti dal manoscritto. Dopo diverse proposte, il passo in questione è oggi letto: obst<etri>x non ossetrix. Alla luce delle fonti disponibili viene qui discussa l'assimilazione tardo-latina /ps/ > /ss/, con particolare riferimento alla cronologia. La presenza dell'assimilazione è corroborata da una nuova lettura di una glossa tachigrafica, originariamente scritta a sinistra del testo principale: obs(t)etrix, nam ab ossequio dicitur. È interessante notare che questa nuova proposta rivela una paraetimologia del lemma che non solo conferma la dibattuta lettura obst<etrix> non ossetrix nell'Appendix, ma fornisce anche una chiave interpretativa più accurata riguardo all'assimilazione regressiva /ps/ > /ss/.